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mercoledì 8 marzo 2017

Buon 8 marzo!

Immagine tratta dall'articolo
C'è un personaggio che vuol fare gli auguri di un felice 8 marzo a tutte le follower del blog. Il suo nome è Toussaint Mervat bint Mahmoud al-Kabir.

E' una donna, prima di tutto, ma anche una principessa araba che ha deciso di combattere in nome di tutte le donne, a costo di essere rinnegata dal Paese in cui ha aperto gli occhi per la prima volta. Un'anima limpida e forte che non accetta compromessi...

Presto leggerete la sua prima storia.

Grazie alla Genesis Publishing per avermi dato la possibilità di far conoscere il mio personaggio. 

martedì 25 giugno 2013

L'Arabia Saudita in difesa delle donne

Vi segnalo il link di un articolo che ho scritto per il blog Rainbwoman sulla prima campagna contro la violenza alle donne in Arabia Saudita. Tema importantissimo di cui vi riporterò gli sviluppi futuri. 

venerdì 23 novembre 2012

25 novembre: le iniziative del blog

Il 25 novembre è una data importante, dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne. Tanto si è scritto e detto su questo argomento, ma sembra che le parole non siano mai abbastanza.

E’ vero, sono molti i progressi fatti nell’ambito dei diritti delle donne e della loro difesa, ma il cammino è ancora molto lungo e non bisogna abbassare la guardia. Non mi riferisco solo al mondo arabo-islamico, che pure è fulcro di questo blog. Parlo anche del mondo occidentale in cui, sempre più spesso, le donne subiscono violenze fisiche e psicologiche, la loro immagine viene degradata ed il loro corpo ridotto a mero oggetto.

Nonostante la massiccia opera di sensibilizzazione, non possiamo ancora dirci “fuori pericolo”. A tale proposito anche La Mano di Fatima, seguendo la consueta linea “narrativa”, vuole dare un piccolo contributo a questa importantissima giornata. Si tratta di un omaggio a due celebri figure del passato. Le lascio scoprire a voi lettori nei due post che si susseguiranno domani e domenica 25 novembre. 

Perché questa scelta? Perché non parlare, invece, dei drammi che affliggono le donne in gran parte del mondo arabo-islamico? 

Voler ricordare chi è venuto prima di noi non è certo un gesto di negligenza nei confronti di tragedie che tutti abbiamo sotto gli occhi. Al contrario. Ho sempre pensato (e sono in buona compagnia) che senza la conoscenza del passato non si può progredire. Le vite che vi racconterò dovrebbero spronare, essere da esempio per le future generazioni, non importa di che religione o da che Paese provengano.

Si tratta di donne che hanno lottato, amato, sofferto, vinto le avversità anche quando sembravano più grandi di loro e perfino perso. Provengono da un passato anche molto lontano, ma questo non deve trarci in inganno: la fierezza e la dignità non hanno tempo. In questi giorni in cui molte cose sembrano andare per il verso sbagliato, c’è bisogno di modelli positivi. Guardare come queste due donne hanno affrontato il loro tempo può essere utile a noi per capire come guardare al nostro

Ne ho scelte due che mi sembravano rappresentative, ma di esempi da citare ce ne sarebbero tantissimi. Tengo a puntualizzare che non vi parlerò certo di “modelli di perfezione” (nessuno è perfetto). Lo scopo del blog è solo quello di farvi conoscere o approfondire la conoscenza con due icone che ancora oggi sono amate in tutto il mondo arabo islamico. Molto diverse tra loro, ma animate entrambe da passione e determinazione. Quella che serve alle donne (e agli uomini) di oggi per andare avanti. 


Vi segnalo anche un’altra iniziativa, che partirà proprio il 25: il blog “Divine Ribelli” in cui si parlerà di storia delle donne e di donne che hanno fatto la Storia. Verrà preso in considerazione, tra le altre cose, il femminismo e la vita delle donne che con la loro intelligenza e la loro caparbietà hanno cambiato le nostre vite e dato al destino una piega diversa.

martedì 4 settembre 2012

Ella Zahlan: l’arte della moda

Chi ha detto che la moda è solo frivolezza e bei vestiti che la maggior parte del genere umano non può permettersi? 

Disegnare abiti può essere un modo per fare arte, dar vita ad idee e sogni, mostrare la propria creatività. Questo è ciò che fa la stilista Ella Zahlan, determinata quarantenne libanese. 

La Zahlan è stata la prima stilista mediorientale a sfilare in Europa, presentando a Roma una collezione dedicata alla cantante libanese ottantacinquenne Sabah, emblema delle donne libere ed emancipate (è stata la prima donna ad indossare una minigonna nel mondo arabo). 

Molto nota in Libano, la stilista è una vera e propria icona del femminismo islamico contemporaneo. Nata in Africa, ha trascorso l’infanzia tra Europa e Medio Oriente. Dopo la laurea in Business Administration alla Lebanese American University e studi nel campo della moda, ha aperto il suo primo laboratorio creativo seguito da boutique che hanno conquistato l’approvazione del grande pubblico mediorientale e non solo. 

Ella Zahlan veste cantanti, attrici libanesi, ma anche aristocratiche di tutto il mondo arabo. Il suo stile è originale, dinamico ed incline alla multiculturalità. I suoi abiti, dunque, non sono solo per le donne che vivono dall’altra parte del Mediterraneo. 

L’incontro tra Occidente e Mondo Arabo è pienamente realizzato da ogni sua collezione. La donna di Ella Zahlan è simbolo di indipendenza, eleganza e raffinatezza. Un esempio di come la personalità possa passare anche attraverso i vestiti, da sempre considerati effimeri oggetti di un ancor più labile desiderio di bellezza.

Lo stile delle creazioni di Ella Zahlan è molto ricco, ma mai eccessivo. Grande importanza viene data anche agli accessori, capaci di illuminare ed impreziosire i tessuti, insieme a pizzi, cristalli, lustrini, perle e stampe. 

Attraverso questi abiti la Zahlan rompe le tradizioni sebbene, nello stesso tempo, tragga ispirazione proprio da quei modelli che stravolge ed oltrepassa con genialità

E’ la dimostrazione vivente che la moda, coniugata all’arte, al buon gusto, alla seduzione che non si trasforma in volgarità, può diventare uno strumento di espressione di sé, del proprio mondo e della propria essenza. 

La stilista ha dedicato anche una collezione alla cantante di origini egiziane Dalida, ricordandola come un mito di eleganza e cosmopolitismo ed elogiandone l’armonia tra la voce di velluto e la bellezza da dea. 

Siamo ancora certi che la moda sia solo una frivolezza? 

Per saperne di più su Ella Zahlan visitate il suo sito

mercoledì 29 agosto 2012

Femminismo islamico: cenni di storia

Il femminismo islamico nacque alla fine dell’Ottocento, seguendo le orme dei cambiamenti politici, culturali, sociali e storici innescati dalla nahdah, il fenomeno di rinascita del mondo arabo e islamico.

Nonostante le numerose interazioni tra il femminismo occidentale e quello islamico, quest’ultimo è sempre stato totalmente indipendente dai movimenti per i diritti delle donne europei e americani. 

Inoltre si caratterizzò fin da subito per l’orientamento nazionalista e la forte inclinazione verso il panarabismo. Il femminismo islamico nacque come reazione a due tipi di fattori: i primi, interni, erano legati al contesto sociale e riguardavano la ribellione alla segregazione sessuale attuata nell’Impero Ottomano. 

Le donne benestanti, infatti, uscivano raramente dalle loro case e sempre velate. Non avevano bisogno di lavorare ed erano escluse dalla vita pubblica. Questa segregazione divenne ben presto emblema di prestigio e di un elevato tenore di vita, ma anche di un’esistenza senza sbocchi e spesso opprimente.

I fattori esterni, invece, erano strettamente vincolati al dominio militare, culturale ed economico delle potenze europee e alle loro aspre critiche nei confronti della condizione femminile nell’Islam. 

Le femministe ritenevano che il percorso di liberazione della donna dovesse essere parallelo a quello per l’indipendenza e molti loro discorsi risentivano del sentimento anticolonialista. In più la percentuale di analfabetismo tra le donne era davvero molto alta e, in questo caso, la classe sociale non faceva la differenza. 

Le ragazze iniziarono a studiare verso la fine dell’Ottocento: le più abbienti con precettori privati, solitamente europei; le altre frequentando scuole pubbliche. 

In Egitto, patria di nascita del femminismo islamico, la prima scuola statale femminile venne inaugurata nel 1873. Ma fu solo nel 1929 che un piccolo gruppo di donne poté accedere all’Università del Cairo. 

Non si può dimenticare, inoltre, l’importante ruolo svolto dalle scuole missionarie cristiane, presenti in molti Paesi musulmani. Nei primi anni del Novecento iniziò un interessante dibattito sulla condizione della donna, portato avanti da uomini (parleremo, a breve, dell’influenza di intellettuali come Qasim Amin).

Dagli anni Venti del Novecento, però, anche le donne parteciparono fondando associazioni, salotti letterari femminili e giornali che trattavano apertamente la condizione femminile. Non solo queste riviste erano dirette da donne e si rivolgevano ad un pubblico femminile; ospitavano anche i loro articoli e le loro opere, mettendo in luce, secondo un’ottica femminista, pregi e difetti della condizione femminile dell’epoca. 

Il primo giornale femminile fu “Al-Fatah” (La ragazza), fondato da Hind Nawfal ad Alessandria nel 1892. 

Bibliografia 
 
Leila Ahmed: “Oltre il Velo. La donna nell’Islam da Maometto agli ayatollah”, ed La Nuova Italia, 1995;
Isabella Camera D’Afflitto: “Letteratura araba contemporanea. Dalla Nahdah a oggi”, ed. Carocci, 2006;
Hoda Sha’rawi: “Harem Years. The Memoirs of an Egyptian Feminist 1879-1924”, ed. Feminist Press, 1993;

venerdì 27 luglio 2012

Il Femminismo Islamico: donne in prima linea nella lotta per l’emancipazione

Con questo post introduttivo si inaugura una nuova sezione tutta dedicata al femminismo nel mondo arabo-islamico. 

Esistono ancora, purtroppo, persone che non conoscono le forti spinte per la rivendicazione dell’emancipazione e dei diritti umani per cui hanno lottato e continuano a lottare molte musulmane e cristiane

Il femminismo non è solo occidentale come, del resto, non lo è nemmeno il concetto di libertà. Molte donne, provenienti da diversi background culturali, religiosi e sociali, si sono esposte senza paura al fine di garantire un futuro migliore alle figlie, alle mogli, alle sorelle e alle madri nate e cresciute in Paesi arabi e/o musulmani. 

Il femminismo arabo-islamico non è certo un fenomeno recente: ha alle spalle più di un secolo di storia che l’Occidente sta riscoprendo poco a poco. I movimenti femminili, creatisi tra Ottocento e Novecento, hanno seguito un percorso parallelo a quello per la costruzione delle identità nazionali e dell’indipendenza politica. 

Purtroppo c’è sempre stata una certa resistenza a considerarli un passo fondamentale per il raggiungimento della libertà degli Stati arabi ed islamici. Il femminismo in questa parte di mondo, inoltre, non è un fenomeno omogeneo; per analizzarlo in modo esauriente, occorre tenere conto delle realtà regionali, sociali, politiche e religiose di ogni nazione.

E’ molto importante, poi, ricordare l’esistenza di una corrente femminista molto forte che propugna una rilettura del Corano dal punto di vista delle donne e si concentra su una radicale riforma delle istituzioni di stampo patriarcale

Per fare ciò occorrono due elementi: uno è l’ijtihad, ossia la ricerca sulle fonti religiose ed il tafsir, cioè l’esegesi coranica. Accanto a questo tipo di studi c’è anche l’analisi approfondita della vita del Profeta e delle sue mogli

La base su cui poggia questa prospettiva è molto semplice: la discriminazione femminile nasce da una distorta ed imparziale interpretazione maschile e maschilista delle fonti. La subordinazione creatasi a causa di questo processo ha portato all’esclusione delle donne dalla vita politica, sociale, dalla formazione di una giurisprudenza islamica e all’oblio delle grandi donne arabe e musulmane che hanno fatto la Storia. 

Dunque l’errore non è nei testi, ma nell’interpretazione di questi. Non nella religione ma nel modo di intenderla. Il messaggio del Profeta non è, secondo le teorie di queste studiose, né misogino né maschilista ed il Corano può essere reinterpretato alla luce dei nuovi tempi e delle nuove società.

Oggi, grazie ad Internet, ai libri e alle riviste, le femministe hanno modo di farsi conoscere e spiegare le loro idee al mondo intero. 

Esiste, infine, una differenza che non può essere trascurata: quella tra femministe musulmane ed islamiste. Le prime vogliono affermare un Islam progressista guidato da istituzioni governative laiche, le seconde, invece, chiedono la realizzazione di Stati islamici, o influenzati dalla religione nelle loro strutture politiche fondanti. 

Per questi due gruppi il ruolo centrale dell’Islam non implica un ritorno al passato, ma una rilettura sociale e politica che rispecchi le nuove esigenze del XXI secolo.

Bibliografia

Pepicelli Renata, “Femminismo Islamico. Corano, diritti, riforme” ed. Carocci, 2010; 

Ahmed Leila, “Oltre il Velo. La Donna nell’Islam da Maometto agli ayatollah”, ed. La Nuova Italia, 1992; 

Camera D’Afflitto Isabella, “Letteratura Araba Contemporanea. Dalla Nahdah a oggi”. Ed. Carocci, 2006.