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lunedì 17 giugno 2013

Sahara (1983)

L’articolo di oggi è dedicato ad un film che la televisione non trasmette più da anni e che, forse, non ricordano in tanti. Eppure quando uscì, nel 1983, ebbe un buon successo di pubblico e, nonostante la critica non sia mai stata generosa, il film non è assolutamente da buttar via.

“Sahara” (1983) è un film diretto dal regista britannico Andrew V. McLaglen e ambientato nel 1928. Dale è la figlia di un costruttore d’auto che, per salvare l’azienda di famiglia, decide di travestirsi da uomo pur di partecipare ad una gara automobilistica nel Sahara. 

Tra i suoi rivali c’è Von Glessing, un tedesco che, usando la gara come copertura, vende armi alle fazioni tribali in lotta tra loro. Durante la corsa Dale viene rapita da un gruppo di beduini ritrovandosi proprio al centro di queste lotte intestine, ma anche di una inaspettata e travolgente storia d’amore con Jaffar, il capo di una delle tribù contendenti.

Il film mescola avventura, amore, scenari esotici da Mille e Una Notte, odio, guerra, invidia e rivalità fra clan. Nella parte dei protagonisti troviamo Brooke Shields, a cui venne assegnato il sarcastico “Razzie Award” per la sua interpretazione e Lambert Wilson, che ha lavorato in diverse produzioni americani, tra cui Matrix Reloaded e Matrix Revolutions. Di storie d’amore tra belle avventuriere e sceicchi del deserto ce ne sono tante e tutte, più o meno, seguono uno stesso leitmotiv. 

In questo film, però, queste vicende amorose tra i due protagonisti si intrecciano con dei temi
molto importanti ed attuali, come il traffico d’armi e le battaglie fra tribù rivali. La pecca, in effetti, sta proprio qui: due argomenti così importanti e complessi potevano essere affrontati in altro modo senza togliere nulla al fascino del film, dei protagonisti e della storia d’amore.

La sceneggiatura ha un buon livello ed anche l’ambientazione è ricostruita molto bene. Purtroppo, però, il film risente dell’immagine che l’Occidente ha elaborato per pensare l’Oriente, cioè di una sfumatura fiabesca eccessiva, un esotismo talvolta forzato e tutto questo è evidente man mano che la storia procede.  

Sahara, dunque, diventa un prodotto ad uso e consumo degli occidentali che vogliono guardare un film sul mondo arabo-islamico, ma senza impegnarsi troppo. 

Una sorta di svago che non deve concedere troppo alla riflessione. Un peccato, poiché gli spunti sono molteplici e notevoli, ma usati piuttosto male. Il livello della recitazione non è poi tanto malvagio e l’idea di partenza, una donna che si traveste da uomo per partecipare ad un rally alla fine degli anni Venti, è ottima e poteva essere sviluppata mettendo in risalto la personalità decisa della protagonista che cede di fronte all’amore, ma comunque non dimentica il dovere di portare a termine gli obiettivi intrapresi. 

Ciò, invece, viene mostrato solo a tratti (per esempio quando Dale abbandona l’accampamento per riprendere la gara, pur essendo già innamorata di Jaffar), ma manca un vero approfondimento psicologico, una caratterizzazione più profonda e sfumata, al contempo, dei protagonisti. Sahara è una buona occasione sprecata ma la visione di questo film non è certo da sconsigliare. 

Un’ora e mezza di intrattenimento che fa sognare (e di questi tempi ce n’è bisogno), che fa muovere la mente verso luoghi ed atmosfere diverse e non sempre accessibili. 

Perché non riproporre il film in televisione (ad un orario decente) e, magari realizzare una versione italiana del DVD?



sabato 30 marzo 2013

Citazione: Mohamed Mounir

"...E se un giorno vorranno spezzarti, tu allora dovrai ergerti alto come una palma, che vuole toccare il cielo. Non lasciarti sconfiggere, non lasciarti spezzare...non lasciarti spaventare, che tu sia come un miraggio nel deserto..." 
Versi tratti dalla canzone "Ally Sotak" cantata da Mohamed Mounir nel film "Il Destino" (1997) 

ولو فى يوم راح تنكسر لازم تقوم واقف كما النخل باصص للسما للسما
ولا انهزام ولا انكسار ولا انهزام ولا انكسار
ولا خوف ولا ولا حلم نابت فى الخلا
محمد منير - علي صوتك

sabato 16 marzo 2013

11 settembre 1683: il sito ufficiale

Nuovo aggiornamento sul film di Renzo Martinelli, "11 settembre 1683"
E' online il sito ufficiale dedicato al film.
Vi consiglio di visitarlo, è davvero ben fatto. 
Il film sarà nelle sale il prossimo 11 aprile ed avremo modo di approfondire i temi trattati.

giovedì 14 marzo 2013

11 settembre 1683. Trailer ufficiale

Abbiamo appena parlato del nuovo film di Renzo Martinelli, "11 settembre 1683". 
Ieri è stato pubblicato il trailer ufficiale
Per vederlo, cliccate qui
In questa pagina, invece, potete leggere l'anteprima de "La Mano di Fatima".

lunedì 11 marzo 2013

Anteprima “11 Settembre 1683”

Il nuovo film di Renzo Martinelli (“Barbarossa”), nelle sale il prossimo 11 aprile, è dedicato ad una delle grandi battaglie che hanno segnato la Storia: il secondo assedio di Vienna, datato 1683.

La battaglia descritta nel film è quella decisiva, che si svolse l’11 ed il 12 settembre, dopo due mesi di logorante assedio. Da una parte il re polacco Jan III Sobieski, che comandò l’esercito austro-tedesco e polacco, mentre l’imperatore Leopoldo I ed il papa Innocenzo XI si occuparono di diplomazia “ufficiale” ed accordi segreti.

Dall’altra l’esercito ottomano guidato dal Gran Visir Kara Mustafa Pasha, che era arrivato alle porte di Vienna il 14 luglio 1683. Questa battaglia decise le sorti del mondo, rappresentando la fase finale del lungo scontro tra la Lega Santa e l’Impero Ottomano, che si risolse con la Pace di Karlowitz. 

Nel film il personaggio di rilievo è Marco da Aviano, che ebbe il compito di incitare l’esercito cristiano, ormai allo stremo delle forze e ricreare La Lega Santa, promossa da Innocenzo XI. 

Il budget del film è di 12 milioni ed il cast notevole: F. Murray Abraham, nel ruolo di Marco da Aviano, Enrico Lo Verso, in quello di Kara Mustafa, Jerzy Skolimowski che interpreta il re Jan III Sobieski e, ancora, Piotr Adamczyk, Matteo Branciamore, Antonio Cupo, Giorgio Lupano e Isabella Orsini. 

Il film ha due titoli: “September Eleven”, per le sale cinematografiche e “Marco da Aviano” per le due puntate televisive che andranno in onda prossimamente. 

La sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Martinelli e da Valerio Massimo Manfredi
I due autori si sono basati sul libro di Carlo Sgorlon, “Il Taumaturgo e l’Imperatore” (Mondadori, 2003), che ripercorre le vicende di Marco da Aviano, considerato un predicatore carismatico ed un vero e proprio trascinatore di folle.

Una prima polemica sul film, però, c’è già stata e riguarda la frase riportata sulla locandina: “Sapevi che la data dell’11/9 non è casuale?” Alcuni hanno già dichiarato che parole simili servono solo a creare tensioni e provocazioni. 


Sinossi ufficiale

L’11 settembre 1683 trecentomila guerrieri chiamati da ogni angolo dell’Impero Ottomano tengono Vienna sotto assedio. Sono comandati dal Gran Visir Kara Mustafa, al quale il Sultano di Istanbul ha affidato il vessillo del Profeta: lo stendardo verde con la luna crescente dorata che la tradizione rivendica essere appartenuta al Profeta Maometto in persona. 
Lo scopo della loro aggressione è di issare quella bandiera su tutte le capitali d’Europa, tra le quali, in ultimo, Roma, la culla della Cristianità. L’apparizione di una cometa luminosa nei cieli, viene interpretata come un segno di Allah che promette una gloriosa vittoria dell’Islam e la sottomissione dell’Europa cristiana. 
I cavalli arabi si abbevereranno presto alle fontane di Piazza San Pietro. Nonostante due mesi di resistenza eroica, il destino di Vienna sembra segnato: colpi di cannone dell’esercito turco hanno fatto breccia nelle mura in diversi punti, aprendo la via per una rapida incursione della cavalleria tartara affiancata ai giannizzeri del Visir. 
Le sortite sono sempre più feroci e frequenti. L’11 settembre – alle prime luci dell’alba – un monaco cappuccino tiene messa in cima alla collina che sovrasta la città. Poi, con un ultimo appassionato sermone, incita le truppe cristiane. Il suo nome è Marco da Aviano, nato in Friuli nel 1631 da una nobile stirpe. 
E’ il consigliere e la guida spirituale dell’Imperatore Asburgico Leopoldo I. La battaglia tra i due eserciti opposti si trascina fino al tramonto, con risultati alterni per le due parti, in un gioco strategico di avanzate e ritirate, finché la Lega Santa, guidata da Re Polacco Jan III Sobieski conduce l’assalto finale che sbaraglia le truppe ottomane e l’ultima resistenza dell’accampamento nemico: venticinquemila tende tra le quali troneggia il padiglione verde dello stesso Kara Mustafa. 
Durante l’intera battaglia la figura di Marco da Aviano si staglia nel cielo in cima alla collina tenendo tra le mani il crocefisso, sollevato al cielo. Qualche giorno più tardi, Marco in persona porterà lo stendardo di Maometto a Roma e lo consegnerà nelle mani di Papa Innocenzo XI”. 

“La Mano di Fatima” si occuperà ancora del film. 
Intanto, per saperne di più, potete collegarvi con la pagina fb, sempre aggiornata e ricca di spunti interessanti e vedere il primo teaser trailer, il secondo e la presentazione del film.

martedì 4 dicembre 2012

Le Mille e Una Notte Aladino e Sherazade. Recensione

Oggi inizia una serie di post dedicati alle Mille e Una Notte: le storie, la genesi, le trasposizioni e le varie riletture di questo capolavoro immortale. 

 Iniziamo dall’ultima trasposizione per la televisione, andata in onda proprio una settimana fa. “La Mano di Fatima” se ne è occupata ampiamente ma vi ricordo il sito della fiction, per chi l’avesse persa. 

Una premessa importante: è inutile tentare di paragonare l’opera in questione alle celebri novelle. Sono due cose molto diverse, benché il legame tra loro sia ovvio. Potremmo dire che la fiction “contiene” le storie de Le Mille e Una Notte e la loro cornice (la vicenda di Shahrazade), ma le reinterpreta dando vita a qualcosa di nuovo, non giudicabile esclusivamente attraverso un confronto con le storie scritte. La trasposizione è semplicemente “diversa”. 

Per dare un’ opinione imparziale, dovremmo fare una cosa apparentemente paradossale: avere ben presenti le novelle e, nello stesso momento, distaccarcene. E’ l’unico modo che abbiamo per non cadere in facili pregiudizi. 

Detto questo siamo più liberi di “gustare” “Le Mille e Una Notte Aladino e Sherazade” per ciò che è: una bella storia narrata per un pubblico occidentale, ma senza rinunciare ai “profumi d’Oriente”. 

Le differenze tra la raccolta e la fiction sono evidenti: il sanguinario sovrano Shariyar delle novelle, che Shahrazade incanta con i suoi racconti, nella fiction diventa il padre della giovane, è assolutamente innocuo e muore a metà della storia. 

Non è tutto: Shahrazade si innamora di Aladino (della genesi di racconti come quello di Aladino e della loro “genuinità” parleremo prossimamente) che, a causa di un sortilegio, diventa il perfido sultano a cui dovrà dedicare le sue lunghe storie per rimanere in vita. 

A questo punto molti potrebbero gridare allo scandalo, eppure “Le Mille e Una Notte Aladino e Sherazade” segue una perfetta linea logica, pur mescolando elementi di vario genere. E’ un’opera molto “occidentale” nello stile e nei rimandi, ma riesce a mantenere l’eco dell’Oriente attraverso la scenografia, i dialoghi e la buona interpretazione di tutto il cast. 

Come non pensare alla Maga Circe ogni volta che la strega Namuna appare sulla scena, classica femme fatale che trasforma gli uomini che la rifiutano in maiali? I suoi servitori, tutti uguali e molto somiglianti a dei fedeli porcellini, non hanno qualcosa di mefistofelico? Il Genio (interpretato dal leggendario Massimo Lopez) non ricorda una sorta di scienziato un po’ goffo ma dal cuore d’oro? 

I protagonisti, poi, sono sempre in parte e non cadono mai nella trappola del “fumetto orientaleggiante e surreale”. Ottima la caratterizzazione di Shahrazade (Vanessa Hessler), ragazza dedita agli studi, brillante ed audace (come la protagonista delle novelle) e poco propensa al matrimonio combinato (molto moderna in questo). 

Interessante la scena in cui Shahrazade si serve della novella persiana “Turandot” (ripresa da Carlo Gozzi nel 1762 e poi divenuta la celebre opera di Puccini, rappresentata per la prima volta nel 1926), per evitare l’obbligo di scegliere uno sposo. 

Aladino, interpretato dall’affascinante Marco Bocci, non è un eroe, ma un ragazzo a tratti ingenuo, che subisce una notevole e coerente evoluzione nel corso della fiction, come Shahrazade, del resto, da giovane sognatore a uomo determinato ma pur sempre altruista e generoso. 

La fiction ha optato per effetti speciali non scontati (lo stesso regista ha ammesso che non dovevamo aspettarci tappeti volanti) e ha evitato rimandi troppo approfonditi alla religione o alla cultura persiana, cercando, con successo, di spostarsi su un piano più generale e, quindi, accessibile a tutti. 

L’amore, la magia e l’avventura, ma anche sentimenti negativi purtroppo sempre attuali come l’odio, la vendetta, la malvagità, la brama di potere e l’avidità, si alternano in questa fiction, creando una bella storia per tutta la famiglia, dal lieto fine e con una sola morale: il Bene vince sempre ed i sogni possono avverarsi se ci crediamo veramente.

venerdì 20 luglio 2012

La Sposa dell’Imperatore

Ho scelto questo bel film per inaugurare la sezione “Cinema” del blog. Forse molti di voi lo conoscono già e sanno che appartiene alla grande produzione, in costante ascesa, di Bollywood.

La pellicola, del 2008, è un grande affresco storico con venature feuilleton. Diretta da un grande regista come Ashutosh Gowariker (Lagaan-C’era una volta in India), narra le vicende d’amore e di politica alla corte della dinastia Moghul, nel sedicesimo secolo, al tempo del sovrano Akbar. Quest’ultimo, uomo tanto scaltro quanto violento, ha portato la propria stirpe a toccare la vetta del successo politico e militare.

Benché osteggiato e da alcuni definito senza mezzi termini un usurpatore, Akbar ha l’anima del leader e questo gli consente di mantenere il trono dosando sapientemente intelligenza, acume diplomatico e forza. Proprio da questo atteggiamento misurato nasce l’idea di un matrimonio di convenienza con Jodhaa, una stupenda principessa Rajput. Il matrimonio è, ovviamente, un’alleanza tra dinastie, l’anello di congiunzione tra i musulmani e gli hindu.

La principessa Jodhaa, però, non è certo una dolce e remissiva fanciulla. Determinata a mantenere ben salde le proprie radici, pone come condizione alle nozze di poter mantenere la propria fede e addirittura far costruire un tempio dedicato a Krishna all’interno del palazzo reale. Le richieste suscitano scandalo alla corte Moghul, ma Akbar le accetta.

L’unione tra i due sarà tutt’altro che semplice: il carattere di Jodhaa è fiero e determinato tanto quanto quello di suo marito. Quest’ultimo tenterà in tutti i modi di dimostrare la genuinità dei propri sentimenti alla bella principessa, delusa dal fatto di essere considerata poco più di un oggetto venduto al miglior offerente. Inoltre Jodhaa dovrà affrontare le invidie e le ripicche della nuova corte in cui si trova a vivere.

La sua peggior nemica sarà l’intrigante nutrice di Akbar, la cui smodata insolenza poggia proprio sul favore accordatole dal sovrano. In realtà il film non racconta solo la storia d’amore tra i due regnanti. Molto ampia è la parte, parallela e di uguale importanza, dedicata alle conquiste militari di Akbar e alla condotta politica del suo regno.

Purtroppo, data la durata totale della pellicola, più di tre ore e mezzo, questa narrazione è stata sacrificata per dare più spazio alle vicende sentimentali. Il regista ha lavorato molto sull’attendibilità storica, pur prendendosi alcune libertà per creare una storia dal sapore romanzesco.

Gli attori, a partire dai due protagonisti, Hrithik Roshan e Aishwariya Rai, sono perfettamente in parte. La bellissima Aishwariya spicca su tutti per eleganza, portamento, doti recitative e freschezza. Roshan dimostra di essere entrato pienamente tra le pieghe dell’animo complesso di Akbar, donandogli spessore ed anche simpatia. Le atmosfere impreziosite da meravigliosi e coloratissimi balletti in pieno stile Bollywood danno il tocco finale ad un film da vedere assolutamente.

Coreografie e scenografie da sogno sono lo sfondo di una storia d’amore e di guerra che non meritava di essere tagliuzzata in questo modo. Sono convinta che il pubblico occidentale la apprezzerebbe ancora di più se potesse vederla per intero. Lo stesso vale per le altre produzioni targate Bollywood. Il pubblico ha voglia di sognare. E se il sogno dura un po’ di più del solito, meglio cosi.

Dati tecnici

Titolo: La Sposa dell’Imperatore
Titolo originale: Jodhaa-Akbar
Regista: Ashutosh Gowariker
Soggetto: Ashutosh Gowariker, Haider Ali
Sceneggiatura: Ashutosh Gowariker, Haider Ali
Anno: 2008
Durata: 213’
Genere: storico
Interpreti principali: Hrithik Roshan, Aishwariya Rai, Kulbhushan Kharbanda, Sonu Sood.